mercoledì 5 ottobre 2011

Salve a tutti
Ormai da qualche giorno sto tenendo questo blog, nel quale presento il mio saggio dal titolo "Amare Diversamente" (che potete acquistare in formato ebook a soli € 7,00 al link http://www.amarediversamente.com/).
L'Amore (quello con la A maiuscola) è qualcosa che va oltre il sesso, l'identità sessuale, l'attrazione fisica.
Quando un giovane (o una giovane) inizia a sentire la propria identità non corrispondere a quella eterosessuale, entra in crisi.
Le domande più frequenti sono:
  • Perché non sono come gli altri?
  • Sono malato?
  • Esiste una cura per guarire dall'omosessualità?
Poi pian piano si capisce che l'identità sessuale non è "una colpa", ne una malattia da cui dover guarire.
Però resta sempre molto difficile accettarla e accettarsi.
E poi c'è la famiglia; mamma, papà, fratelli, zii, ecc.
Come dirglielo?, ma è necessario farglielo sapere?... 
Normalmente alla notizia di un membro della famiglia che dichiara la propria omosessualità scatena delle reazioni molto forti, la prima reazione alla scoperta dell’omosessualità di un figlio è nella maggior parte dei casi: smarrimento, paura, dolore.
Questi sentimenti di dolore e di sofferenza grandi, affliggono i familiari, perché essi non sono pronti ad accogliere questa notizia.
Tutto ciò accade perché, purtroppo la nostra cultura non “prevede” che una persona possa essere omosessuale e, di conseguenza, due genitori non riescono a prevedere neppure che un figlio possa esserlo.
Le reazioni in risposta alla nuova situazione, che si è venuta a creare in famiglia dopo aver appreso la notizia, sono diverse per ciascun membro che si trova a suo modo di fronte a questo tipo di realtà e talvolta si creano delle situazioni di disagio e di dispiacere molto forti.
Allora, visto che la famiglia viene messa facilmente in crisi da una notizia del genere, e lo si sa per certo, Perché un figlio ad un certo punto sente il bisogno di dichiarare la propria omosessualità in famiglia?
Innanzitutto per chiarezza, e rispetto dei genitori e della famiglia in generale. Parliamo di un atto di coraggio che serve a far comprendere quanta onestà, rispetto, fiducia e “Amore” c’è per la propria famiglia (genitori, fratelli, zii, ecc.).
Perché non è bello vivere portando dentro di sé segreti.
Arriva sempre un momento nella vita, in cui vogliamo parlare chiaro, dire le cose in faccia. Non si può vivere con una maschera pensando che sia la nostra faccia (e avvolte la maschera tende ad avere il sopravvento).
Molto spesso non si parla, perché un figlio vuole così tanto bene ai suoi genitori da non volere che soffrano, o gli farebbe troppo male un loro rifiuto.
Spesso un giovane è costretto  a piangere da solo, nella propria camera, perché ha paura di perdere la stima e l’affetto dei suoi genitori.
 Quando è il momento giusto di rivelarsi alla famiglia?
Una domanda lecita, ma purtroppo senza una risposta univoca. Non esiste un momento giusto per dirlo. In ogni caso è importante che il ragazzo inizi a pronto per farlo. E ogni uno ha il suo “momento giusto”.
Le situazioni sono sempre diverse; alcuni sostengono che non saranno mai pronti, mentre altri continuano ad aspettare e rinviare.
Alcuni ragazzi fanno in modo che i genitori capiscano da soli, magari lasciando “tracce” (riviste o altri segnali in giro per casa) pur di dare un segnale, e non affrontando direttamente la situazione.
Poi ci sono coloro che prima “valutano” (cercano di capire se il momento è propizio) e mettono alla prova i genitori sondando la loro possibile reazione facendo dei discorsi vaghi e vedono quali sono le loro reazioni.
Certo che questa “verifica” a volte porta a delle delusioni, perché non sempre corrisponde alla reazione reale; infatti può succedere che, laddove i genitori si sono espressi in un contesto generale “aperti e tolleranti”, poi si dimostrino nei confronti del figlio chiusi.
Sicuramente non esiste un "modo facile" per far sapere alla famiglia che si è omosessuali. Nemmeno possiamo aspettarci che facciano i salti di gioia.
Però è sempre giusto essere sé stessi, non dover mai abbassare la testa come se si fosse colpevoli di chisà quale reato.
Il saggio "Amare Diversamente", parla proprio della paura che bisogna affrontare, con coraggio e determinazione.
Un percorso che va affrontato (anche se con mille difficoltà), sempre con coraggio e a testa alta.
Grazie,
a presto, Angelo

http://www.amarediversamente.com/

martedì 4 ottobre 2011

Sono omosessuale, come faccio a non deludere mio padre?




Questa che leggete nel titolo è una domanda molto frequente (soprattutto tra i giovani ragazzi che scoprono la propria omosessualità).
Il padre è una figura importante, rappresenta il senso del giudizio e della giustizia. Egli è una guida morale, ma è anche un modello per i figli maschi.
Un padre che rimprovera il figlio perché si dichiara omosessuale, viene visto come un giudice il cui dito indice è puntato "contro" il figlio.
L'accusa è quella di aver deluso il padre e la famiglia; e questo fa sentire il figlio meno "uomo", sente  una colpa per la quale non è degno di fare parte di questa società.
Il padre è una figura molto importante, che sostiene e aiuta i figli nella crescita e nello sviluppo della propria identità.
Quando si parla di “ruolo paterno” non sempre si ha chiaro il peso e la centralità di tale funzione.
Il padre, a differenza della madre, dal punto di vista del ri-conoscimento condiviso del suo ruolo, e’ una figura meno attrezzata e sicuramente possiamo dire che essa arranca nel trovare un proprio spazio sia all’interno della propria famiglia che soprattutto nei riguardi di sé.
 Ciò significa che di fatto il padre partecipa al processo di crescita e di sviluppo della psiche e dei processi sociali e psico-relazionali del figlio.
Normalmente, nel confronto padre-figlio, si sviluppa, nel periodo dell’adolescenza, una conflittualità, naturale, che motiva il giovane a crescere e a rendersi adulto agli occhi dei genitori, e in particolare agli occhi del padre. 
Questo meccanismo vive una crisi nel momento in cui il conflitto ha una degenerazione. Quando ad esempio vi è il coming out di un figlio, che dichiarando la propria omosessualità vede generarsi attorno a lui una serie di tabù (psicologici e sociali), che aumentano la conflittualità con il genitore.
Secondo Freud un tabù non è altro che un’azione proibita verso la quale esiste nell’inconscio una forte inclinazione.
Le proibizioni connesse all’omosessualità sono tramandate di generazione in generazione attraverso l’educazione dei genitori.
L’omosessualità dichiarata di un figlio diventa una forma di emancipazione del giovane che si stacca dai genitori, i quali cercano di trattenerlo attraverso delle pressioni psicologiche.
Difficile parlare di questo argomento. Nel saggio “Amare Diversamente” vengono date informazioni anche riguardo questo tema del legame con i genitori, e il bisogno di superare le paure (proprie e sociali), per abbattere quei Tabù, che da troppo tempo ormai imprigionano le menti della nostra società.
Questa che leggete nel titolo è una domanda molto frequente (soprattutto tra i giovani ragazzi che scoprono la propria omosessualità).
Il padre è una figura importante, rappresenta il senso del giudizio e della giustizia. Egli è una guida morale, ma è anche un modello per i figli maschi.
Un padre che rimprovera il figlio perché si dichiara omosessuale, viene visto come un giudice il cui dito indice è puntato "contro" il figlio.
L'accusa è quella di aver deluso il padre e la famiglia; e questo fa sentire il figlio meno "uomo", sente  una colpa per la quale non è degno di fare parte di questa società.
Il padre è una figura molto importante, che sostiene e aiuta i figli nella crescita e nello sviluppo della propria identità.
Quando si parla di “ruolo paterno” non sempre si ha chiaro il peso e la centralità di tale funzione.
Il padre, a differenza della madre, dal punto di vista del ri-conoscimento condiviso del suo ruolo, e’ una figura meno attrezzata e sicuramente possiamo dire che essa arranca nel trovare un proprio spazio sia all’interno della propria famiglia che soprattutto nei riguardi di sé.
 Ciò significa che di fatto il padre partecipa al processo di crescita e di sviluppo della psiche e dei processi sociali e psico-relazionali del figlio.
Normalmente, nel confronto padre-figlio, si sviluppa, nel periodo dell’adolescenza, una conflittualità, naturale, che motiva il giovane a crescere e a rendersi adulto agli occhi dei genitori, e in particolare agli occhi del padre. 
Questo meccanismo vive una crisi nel momento in cui il conflitto ha una degenerazione. Quando ad esempio vi è il coming out di un figlio, che dichiarando la propria omosessualità vede generarsi attorno a lui una serie di tabù (psicologici e sociali), che aumentano la conflittualità con il genitore.
Secondo Freud un tabù non è altro che un’azione proibita verso la quale esiste nell’inconscio una forte inclinazione.
Le proibizioni connesse all’omosessualità sono tramandate di generazione in generazione attraverso l’educazione dei genitori.
L’omosessualità dichiarata di un figlio diventa una forma di emancipazione del giovane che si stacca dai genitori, i quali cercano di trattenerlo attraverso delle pressioni psicologiche.
Difficile parlare di questo argomento. Nel saggio “Amare Diversamente” vengono date informazioni anche riguardo questo tema del legame con i genitori, e il bisogno di superare le paure (proprie e sociali), per abbattere quei Tabù, che da troppo tempo ormai imprigionano le menti della nostra società.

http://www.amarediversamente.com/

lunedì 3 ottobre 2011

Perchè leggere "Amare Diversamente"?

 
 
Salve a tutti,
sono l'autore del saggio "Amare Diversamente", e oggi su questa pagina del mio blog voglio dirvi perché ho pensato di proporre questo mio scritto.
Parlo di omosessualità, di pregiudizi, di omofobia. Parlo soprattutto di paura; paura di non essere accettati, di essere "diversi" (nel libro parlo di brutti anatroccoli che non riescono a vedere il loro potenziale di cigni e vivono ammirando una realtà di anatre).
La paura ci fa scappare, ci fa nascondere, e ci rende soli.
Nasciamo soli, e pur vivendo in una società globalizzata, senza frontiere, e che ci mette in relazione con tante persone anche attraverso mezzi tecnologici (telefoni, internet), ancora ci sentiamo soli.
Ogni uno di noi è un pezzo unico in questo mondo, con i suoi pensieri, le sue paure, i suoi desideri, le sue speranze e le sue ambizioni. Possiamo dire che ogni uomo vive una “propria” solitudine, come un qualcosa di personale. Una condizione umana che riguarda l’Io del singolo e che varia da persona a persona. Questa unicità nel vivere la solitudine in maniera così intima e personale, che non ha alcuna fonte originaria interiore all’individuo ma si manifesta in maniera differente e si radica nella psiche di tutti gli uomini, ci accompagna per tutta la vita. Per alcune persone, come nel caso di giovani (ragazzi e ragazze) che vivono il desiderio (intimo) di volersi realizzare nel loro essere omosessuali, questo senso di solitudine diventa la strada di una ricerca interiore.
Il termine solitudine, etimologicamente, ci rimanda alla parola “separare”. Una parola composta da “se”, che sta a indicarci il dividere; e “parare”, che indica il parto (in senso di partorire, dare alla luce, mostrare al mondo). Il termine solitudine, in questo senso rimanda alla separazione del nascituro dalla madre con la conseguente perdita di uno stato particolare.
Quanto ricavato da questa indagine etimologica, possiamo arrivare ad affermare che la parola solitudine rievoca all’uomo questa perditasignificativa” che ha vissuto con il parto.  
Volendo fare una, breve e generica, analisi psicoanalitica, il senso di solitudine si realizza come una condizione di un vivere caotico, che provoca dolore, e che condanna chi vuole nascondere la propria sessualità per vergogna, per paura, perché è più facile mentire, ad una esistenza di sofferenze e di dolore. Il dolore è, in psicoanalisi, dovuto alla perdita, alla separazione da chi ci ha generati. Quindi parliamo simbolicamente di un parto che divide il giovane (gay o lesbica) dall’utero materno, luogo di sicurezza e protezione per eccellenza.
La solitudine, sicuramente offre all’uomo illimitate opportunità per maturare e divenire un soggetto autonomo. Ma essa è spesso un rifugio di significati negativi. È una condizione spiacevole, a volte paurosa, che da opportunità per crescere si trasforma molto facilmente in un nemico dal quale fuggire a qualsiasi costo.
Esistono forme di solitudine che sono volute e ricercate da alcuni individui. In tal caso la solitudine è una scelta, o anche una fuga dalle situazioni che non si riescono a gestire.
Il saggio "Amare Diversamente", evidenzia quanto il senso di solitudine rende l’uomo infelice, perchè il suo essere (il poter dire Io esisto, ci sono anch'Io) viene inevitabilmente begato da questa "fuga dal mondo", perchè vogliamo essere accettati, non per ciò che siamo, ma perchè siamo "come gli altri", "uguali agli altri".
Dobbiamo apprezzare negli altri ciò che gli differenzia da noi, e non ciò che ci accomuna. Solo apprezzando le differenze possiamo arricchirci dell'altro, e quindi essere meno soli in questo mondo di singoli.
Grazie a tutti per questa lettura.
Vi ricordo che per saperne di più sull'argomento, potete collegarvi al sito http://www.amarediversamente.com/ e leggere l'ebook.

domenica 2 ottobre 2011

Discriminazione, omofobia, voglia di "Amare" e di essere amati..."Amare Diversamente"

 
Salve,
mi presento, il mio nome è Angelo Franchitto, ho 26 anni, sono un pedagogista e psicoterapeuta. Per lavoro mi occupo di questioni legati alla sessualità e sto lavorando a un progetto legato all’omosessualità e all’omofobia.
Ho scritto un saggio dal titolo “Amare Diversamente”, in cui parlo dell’omosessualità come normale e naturale inclinazione della sessualità umana. Tratto il tema da più punti di vista (psicologico, pedagogico e sociologico).
La parola “Amare” nel titolo è volontariamente scritta in maiuscolo, perché voglio indicare l’universalità del termine Amore, non legato semplicemente all’aspetto della sessualità.
Nel saggio vengono trattati diversi film in cui compaiono storie di amori omosessuali. L’amore però viene trattato sempre come sentimento pieno, come desiderio di vivere e stare bene insieme agli altri, in una società in cui, purtroppo, c’è un alto livello di omofobia.
Anche questo aspetto di pregiudizio negativo viene analizzato nel saggio.
Gli argomenti di cui tratto nel saggio sono:
Omosessualità pregiudizi e omofobia
  • Teorie biologiche;
  • Teorie psicoanalitiche;
  • Disagio adolescenziale e orientamento sessuale;
  • La scoperta della realtà omosessuale nella letteratura e nella cinematografia.
Un testo informativo, ma che vuole essere un valido aiuto per tutti coloro, che in un modo o nell'altro, hanno a che fare con la realtà gay, o vogliono comprenderla meglio.
Il saggio può essere scaricato in versione e-book collegandosi al link http://www.amarediversamente.com/
  • Gratuitamente potete scaricare indice e primo capitolo dell'opera;
  • Il testo completo è scaricabile al costo di soli 7 Euro .
Per saperne di più seguite anche il blog, nel quale tratterò argomenti legati ai temi del saggio, e spero di incuriosirvi a leggerlo.
Grazie a tutti e Buona lettura

Angelo